“Dottore, soffro di attacchi di panico” è forse uno degli incipit più comuni con cui mi confronto nella mia attività clinica, quando la persona, arrivata qui, si accomoda sulla poltroncina gialla ed espone il motivo per il quale si è rivolta a me. “Ne è proprio sicura?” sarebbe la risposta spontanea e forse poco opportuna da dare in quel momento. Specifico due cose: parlo al femminile perché l’incidenza è significativamente maggiore tra le donne e non intendo sminuire il disagio e lo spiazzamento che si prova durante un attacco di panico, corredato da sintomi fisiologici come sudorazione, tachicardia, difficoltà respiratorie, nausea, tremori oltre a parestesie, sbandamento e vissuti di paura intensa e apparentemente immotivata. È però opportuno chiarire che spesso ci si trova ad affrontare un unico attacco di panico, magari verificatosi in condizioni piuttosto plausibili, tanto da non sembrare del tutto immotivato, ma la paura che si possa ripresentare lo trasforma in un disturbo, con la caratteristica della ripetitività nel tempo, sulla base di un’unica insorgenza. Se si tratta quindi di un episodio isolato il problema non va trascurato, ma riportato alle sue dimensioni: ricordiamoci che la convinzione di essere malati ci rende malati. Viene in mente una citazione di Epicuro: “la tua ansietà è direttamente proporzionale alla tua dimenticanza della natura, perché tu porti in te stesso paure e desideri illimitati”.
Non possiamo eliminare ansie e paure dalle nostre vite, tanto più che hanno funzione adattiva: avere paura della velocità ci consente di guidare con prudenza, non averne ci mette a rischio, averne troppa ci fa bloccare il traffico.
Non dimentichiamo poi che l’etimologia del termine panico deriva dal dio greco Pan, metà uomo e metà caprone che viveva nelle selve e si divertiva a spaventare le ninfe e i viandanti con con terribili ululati. Da questa divina abitudine deriva quindi la parola panico intesa come paura che assale senza ragione, lasciandoci incapaci di rispondere allo stimolo della paura stessa.
Alla domanda “si può guarire dagli attacchi di panico” rispondo “sì, certo e in tempi più brevi di quanto si possa immaginare!”, solo che non userei il termine guarire, tipico della medicina e del corpo, dei sintomi riscontrabili e misurabili.
La mente non si ammala e non si guarisce perché è fatta di idee, pensieri, significati.
La mente cambia con le esperienze di vita: esperienze alternative costruiscono differenti processi di pensiero e di attribuzione.
Andrea Sales