Considerate la presenza nella società contemporanea di metodi per evitare gravidanze indesiderate e l’evoluzione del concetto di famiglia, sempre più ampio e meno legato all’idea tradizionale, è possibile ritenere la genitorialità una scelta, non una casualità. E in quanto scelta dovrebbe prevedere un’analisi consapevole di cosa voglia dire diventare genitore e un’assunzione di responsabilità di tutto ciò che ne consegue.
Nel 2012 è stata istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite la “Giornata Mondiale dei Genitori” che si celebra il primo giugno: il senso di questa ricorrenza è soffermarsi a riflettere sull’importanza che ha la figura genitoriale per il bambino e per l’adulto di domani.
Alcuni concetti e studi scientifici ci aiuteranno a comprendere perché è necessario che il genitore agisca nel suo ruolo con consapevolezza e quindi il motivo per cui è fondamentale che ogni mamma e ogni papà si mettano costantemente in gioco per migliorarsi come guida e modello di riferimento.
“Connettoma” è il primo concetto che ci accompagna in questa riflessione: esso definisce l’insieme delle connessioni neurali del cervello umano. Le connessioni tra neuroni (principali cellule del sistema nervoso) si formano con l’esperienza: tutto ciò che impariamo, pensiamo e facciamo è permesso dalla capacità delle cellule nervose di trasmettersi delle informazioni legandosi tra loro. In pochi millesimi di secondo nel cervello si sviluppano molte connessioni neurali che poi andranno a costituire il substrato neurale della memoria. Se quantifichiamo il numero di connessioni che si creano nel tempo trascorso con il genitore si ottiene un numero che tende all’infinito. Ci accorgiamo così che il connettoma, frutto dell’esperienza della Persona, è fortemente influenzato dall’educazione ricevuta. Ma non è sufficiente fermarsi alle ipotesi: gli studi di neuroscienze sempre di più stanno confermando la rilevanza della relazione con i propri figli per il loro sviluppo cerebrale. Nel 2016 è stato svolto uno studio longitudinale che ha coinvolto 166 adolescenti sottoposti varie volte alla risonanza magnetica nell’arco di nove anni (dagli 11 anni ai 20 anni di età). Dai risultati ottenuti è emerso che i ragazzi abituati a un comportamento materno positivo (più caldo e di supporto) mostravano un’accelerazione nella maturazione cerebrale e una maggiore capacità di regolazione delle emozioni. Invece, una maggior quantità di comportamenti aggressivi da parte della mamma, è associata a una maturazione ritardata di specifiche regioni del cervello del figlio (Whittle, et al., 2016).
Gli adulti di riferimento e le esperienze che i bambini vivono sono senza dubbio elementi determinanti per il loro sviluppo cerebrale, cognitivo, relazionale e sociale: in generale, l’ambiente educativo nel quale sono immersi ha una forte influenza. La psicologia ha a lungo studiato gli effetti di alcune variabili ambientali e una delle conclusioni ormai nota è che un’ambiente pieno di stimoli, detto ambiente “arricchito”, consente un maggior sviluppo cerebrale.
La prima dimostrazione di ciò è stata data grazie a un esperimento durato quattro settimane, durante le quali dei ratti hanno vissuto in condizioni sperimentali diverse. Al termine dello studio si è visto come il cervello dei ratti che erano stati in una gabbia insieme ad altri e piena di giochi mostrava molte più connessioni neurali rispetto ai ratti che avevano trascorso il tempo da soli o in compagnia ma senza giochi.
La potenza di un ambiente arricchito è stata poi studiata e dimostrata in molte ricerche che hanno coinvolto bambini e ragazzi.
Altre conferme in merito alla rilevanza del genitore nella vita dei figli fornite dalla scienza, riguardano i paradigmi sperimentali. Consideriamo qui quello del “Precipizio visivo”, per il quale viene creato un ambiente in cui il bambino percepisce che davanti a sé c’è un precipizio (in realtà ricoperto da una lastra trasparente) e che quindi potrebbe esserci il rischio di cadere. È stato dimostrato che a questo punto la decisione del bambino sul procedere o meno sopra questa lastra, dipende fortemente dall’espressione della mamma, la quale con un atteggiamento sorridente o spaventato, trasmette al figlio un preciso significato attribuito a quella situazione, ovvero, “procedi, va tutto bene” oppure “fermarti, è pericoloso”. Questo paradigma ci suggerisce quanto il pensiero del genitore, le sue valutazioni e i suoi significati influenzino la costruzione del pensiero del figlio. Anche quando lui avrà un pensiero più autonomo, sarà fortemente influenzato nei processi di attribuzione di significati; i quali potranno poi essere modificati con l’esperienza se ritenuti disfunzionali al suo benessere.
Un altro spunto di riflessione interessante è dato dall’esperimento della bambola Bobo che dimostra come i bambini apprendano moltissimo per imitazione, ovvero con la sola osservazione del comportamento degli altri, in particolare di adulti di riferimento. Per lo studio in questione sono stati coinvolti tre gruppi di bambini compresi tra i 3 e i 5 anni di età: tutti i partecipanti hanno avuto la possibilità di giocare all’interno di una sala piena di giochi. Insieme ai bimbi del primo gruppo è stato inserito un adulto che durante l’esperimento ha manifestato dei comportamenti aggressivi verso una bambola gonfiabile; l’adulto inserito nel secondo gruppo invece ha ignorato la bambola e ha trascorso il tempo utilizzando altri giochi e infine, nel terzo gruppo non è stata inserita alcuna persona adulta. Successivamente i bambini hanno avuto l’opportunità di giocare in un’altra stanza contenente giochi neutri e giochi aggressivi, come fucili e martelli finti: i bambini che avevano osservato comportamenti aggressivi da parte dell’adulto erano più inclini a usare giochi violenti e a rapportarsi agli altri in modo più aggressivo (Bandura, 1961).
La scienza ce lo dice: saper essere genitore vuol dire avere la consapevolezza di cosa voglia dire ricoprire questo ruolo; sapere che ogni azione deve essere basata sui valori che sono stati scelti e finalizzata agli obiettivi educativi definiti; riconoscere l’importanza di acquisire sempre nuove conoscenze e competenze al fine di preparare il bambino di oggi ad affrontare le dinamiche sociali sapendo rinnovare ogni giorno la sua indipendenza.